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ToggleLa malattia professionale è una tematica che ha sempre suscitato grande interesse e dibattito, soprattutto quando si tratta di riconoscere l’origine e la causa di determinate patologie. Ma cosa succede quando una persona si ammala a causa del proprio lavoro e si trova a dover lottare per il riconoscimento dei propri diritti? Ecco un caso specifico che ci aiuta a comprendere meglio la situazione.
Il caso della coltivatrice diretta di 52 anni
Immaginate una donna di 52 anni, dedita da oltre tre decenni all’attività di coltivatrice diretta. Una professione faticosa, che richiede sforzi fisici notevoli e che espone a diversi rischi. Questa donna, nel corso degli anni, ha sviluppato alcune patologie gravi, tra cui postumi di ernia discale lombare e protrusioni discali lombari multiple. Ma la domanda sorge spontanea: queste malattie sono davvero collegate alla sua professione?
La risposta dell’Inail
La donna ha presentato una richiesta all’Inail per il riconoscimento della malattia professionale, ma l’ente assicuratore ha respinto la sua richiesta. La motivazione? Una presunta “scarsa esposizione a rischio specifico”. Ma è davvero così? Analizzando il profilo lavorativo della donna e considerando le informazioni raccolte, emergono diversi elementi che potrebbero sostenere la tesi opposta.
Elementi a favore del riconoscimento
La frequenza d’azione elevata, l’alta ripetitività, l’uso eccessivo di forza, la postura e i movimenti degli arti inferiori e della colonna vertebrale dorso-lombare sono tutti fattori di rischio che la coltivatrice ha dovuto affrontare quotidianamente. E non dimentichiamoci dell’età di insorgenza della malattia: molto prima di quella tipica per una malattia comune.
La conclusione del CTU
Il Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) ha analizzato il caso e ha concluso che esistono elementi probanti per il riconoscimento della malattia professionale. Infatti, i predetti elementi di rischio sono presenti e con adeguata esposizione nel caso specifico. Pertanto, la malattia denunciata dalla donna è da riconoscersi come una tecnopatia professionale. Ciò significa che la patologia ha causato una riduzione permanente della capacità lavorativa della donna, quantificabile in un 16% secondo la tabella Inail 2000.
La lotta per i diritti
Questo caso ci mostra quanto possa essere complesso e tortuoso il percorso per il riconoscimento dei diritti dei lavoratori. Ma ci ricorda anche l’importanza di non arrendersi e di lottare per ciò che è giusto. Dopo tutto, la salute è un bene prezioso e irrinunciabile.
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Conclusione
La malattia professionale è una realtà con cui molti lavoratori si trovano a fare i conti. È essenziale essere informati, conoscere i propri diritti e non avere paura di lottare per essi. La storia della coltivatrice diretta ci insegna che, anche di fronte alle avversità, è possibile ottenere giustizia.
Puoi approfondire con i nostri articoli precedenti:
Sintomi e cause principali della malattia professionale
Come Ottenere il Riconoscimento di una Malattia Professionale
Inoltre, puoi consultare la relazione medico-legale inerente al caso studio dell’articolo:
FAQ
Cos’è una malattia professionale?
Una malattia che si sviluppa a causa dell’esposizione a determinati rischi legati all’attività lavorativa.
Come si fa a riconoscere una malattia professionale?
Attraverso accertamenti medico-legali e analisi del profilo lavorativo del soggetto.
Chi decide se una malattia è professionale o meno?
Enti come l’Inail valutano le richieste, ma spesso è necessario l’intervento di un CTU per una valutazione approfondita.
Cosa significa “tecnopatia professionale”?
Si tratta di una patologia che si sviluppa a causa dell’esposizione a specifici rischi tecnici legati all’attività lavorativa.
È possibile ottenere un risarcimento in caso di malattia professionale?
Sì, se viene riconosciuto il nesso causale tra la malattia e l’attività lavorativa, è possibile ottenere un risarcimento.